1) Benvenuto a nome di tutto lo staff su hiphopmn.it! Partiamo dal passato: come nacque La Combriccola (successivamente rinominata Robotflow Corporation)? In quegli anni in provincia che atmosfera si respirava?
Grazie ragazzi per l’opportunità. Allora…parliamo di un sacco di anni fa, era il 1996 e in quegli anni c’era un sacco di movimento a Varese, fate conto che girava gente del calibro di Otr, Torme, Bassi, Davucci, Kaso, Lacustre Clan, Cdb, il Clan (Maxi-B e Pelli), era una realtà incredible. I ragazzini come me ogni sabato pomeriggio si trovavano in piazza, parlo di un centinaio di persone, gente che ballava, writers e un sacco di rappers; si faceva freestyle per vedere chi era il più figo e lì o ti facevi notare o eri uno dei tanti, e io non ho mai voluto essere uno dei tanti. In quel contesto ho conosciuto un sacco di gente in gamba, non ricordo come è nato il tutto ma credo sia nata lì la cosa.
2) In seguito uscirono quindi “Robotflow l’EP” e “Segammano L’Album”. All’interno troviamo Esa, Kaso, Maxi-B, CDB e tanti altri. I primi contatti furono, per ovvie ragioni, con la scena varesina, in “Applausi” però troviamo anche artisti milanesi: come avvenne il passaggio? Come nacquero le collaborazioni?
Si, per noi quei nomi erano davvero il top. Poter rappare con loro, era non dico un sogno, ma quasi… Parliamo del Prez ragazzi! Io ero piuttosto timido e non so chi tra di noi si sia preso la briga di organizzare a dirti la verità. Con “Applausi” è andata diversamente, ci spostavamo di più, e avevamo avuto modo di farci notare grazie al treno, a show off e altre serate fuori dalle nostre parti. Diciamo che alcune di quelle collaborazioni sono frutto di amicizia e stima reciproca, con Torme e Bassi invece il discorso è diverso. Erano e rimangono, con Danno, rapper che tuttora metto sopra a tutti di una spanna. Sono stati un punto di riferimento a livello artistico per attitudine, tecnica e modo di porsi.
3) Nel 2006 esce “Applausi”: una cosa che colpisce di questo album è la facilità con cui tiravate fuori ritornelli d’impatto come se nulla fosse, tutt’ora la maggior parte dei rappers quando arriva al ritornello si blocca. Quali ingredienti pensi siano necessari per creare un disco come “Applausi”, un lavoro che entrò nella storia appena uscì? Ci sarà mai un nuovo progetto Palla & Lana?
Servono passione e cose da dire. Lo stile per dirle e l’umiltà per non pisciare fuori dal vaso. La voglia di spaccare e la consapevolezza che bisogna sfruttare ogni chance che ti si presenta…non sprecare l’occasione di lasciare qualcosa di tuo. “Applausi” è stato davvero un lavoro nel quale io e Andrea ci abbiamo messo l’anima. Lui si è anche sbattuto un casino per quanto riguarda la parte nascosta del costruire il tutto: contatti, studio, grafica, video, siti ecc. Io in quegli anni non me ne rendevo conto ma ripensandoci sono stato un cazzone, senza di lui non ce l’avrei mai fatta. Per alcuni rit. ci chiudevamo per ore a studiare qualcosa e per altri invece, come per “Cuore Nero” ad esempio, intuizioni, Palla dice a Torme facciamo oh oh…ed è nata così. Per il futuro, la verità è che la vedo dura, è difficile perché purtroppo ci sono così tante altre priorità. Dovrei imbarcarmi l’impresa (perché per me è un’impresa organizzare e stare nei tempi) e convincerlo, perché lui se lo merita. Non mi va che la gente pensi “si Palla e Lana sono stati grandi ma adesso…” ecco, da romantico sogno anche io un ritorno, giusto per spiegare a qualcuno come si fa. Per spiegare che non siamo finiti.
4) Esce poi “Polvere Diamanti”, in quel periodo in cui l’interesse verso questo genere era scemato. Come avete vissuto questo improvviso disinteresse? Con “Applausi” avevate girato tutta l’Italia, tutte le jam…
Allora…in quel periodo il rap in Italia andava meno dei coretti della parrocchia di Besnate: non se lo inculava nessuno a parte i soliti 4 stronzi. Se dalle nostre parti non ci fossero stati i vari Vigor, Spanish, Egreen che organizzavano eventi e ai quali partecipava un gruppo ormai di amici, ti dico senza dubbio che Varese sarebbe morta. Noi siamo stati sempre supportati da loro ma senza la spinta di un’etichetta come la Suite, inevitabilmente è mancata visibilità. Io non ho rimpianti però, perché noi non abbiamo mai cercato di sfondare e farci la grana, non era quello l’intento che ci muoveva, noi sognavamo altro.
5) Arriviamo quindi al 2016: è da poco uscito “Broken Bones”, il tuo nuovo album. Cosa ti ha spinto a rimetterti in gioco dopo 6 anni dall’ultimo progetto, ma soprattutto perché da solista? A cosa ti sei ispirato durante la stesura dei testi? Farai la copia fisica?
Perché sta roba è difficile da mettere via, non si può spegnere con un interruttore, è parte di me, non ho mai smesso di scrivere. La gente mi ha sempre rimproverato di non farmi vedere, di non far parte del gioco e del fatto che ho sempre avuto poca credibilità. Io sono un sognatore…non mi andava giù, volevo spiegargli che si sbagliavano. Per questo non ho mandato tutto a fanculo e sinceramente non riesco a stare senza sta roba. Sono uscito da solista perché non ho il tempo materiale per potermi confrontare e dedicare ad un progetto con altri: la distanza, il lavoro e la pittura portano via le mie giornate. Mi scuso sempre con Andrea e gli altri per non riuscire a dedicare più tempo all’amicizia che ci lega. Per l’album che dire…è parte di me, sono le mie emozioni, i miei ricordi, i miei sogni. Non realizzerò una copia fisica, non ne vale la pena.
6) Come mai hai deciso di far finire l’album proprio con la voce di Snoop Dogg tratta da “The art of rap”? Ti ha colpito particolarmente ciò che ha detto? Qual è la tua visione della cultura hip hop?
Per il campione ci ha pensato Dj RubHertz, è una sua idea. Il ragazzo è in gamba e sa cosa apprezzo e cosa no. È dal 92/93 che sono affascinato da questa cultura, ci sono cresciuto. Forse non sono stato sempre presente “ricambiando”, ma i conti si tirano alla fine. Ora la mia pittura parla di questo, è pregna di hip hop, glielo devo.
7) Molto probabilmente sarai stufo di sentir parlare le persone (noi compresi) sempre e solo di “Applausi” (nonostante sia un discone): qui hai la possibilità di dare rilievo ad un tuo progetto che magari è passato in sordina. Motiva la tua scelta.
Beh “Applausi” ha avuto un inaspettato riscontro anche grazie al lavoro delle persone che si sono occupate del progetto come la Suite. Ci hanno dato tanta visibilità, colgo l’occasione per salutare Rula e Fede. Personalmente preferisco “Polvere Diamanti”, ma mi ci riconosco comunque. Chiaro che “Broken Bones” lo sento più mio.
8) Sappiamo che stai lavorando a dei nuovi featurings, puoi svelarci qualcosa di più? Per quanto riguarda i tuoi progetti: ora ti dedicherai alla promozione di “Broken Bones” o inizierai già ad occuparti di un nuovo progetto? Ci sarà un tour per il nuovo album?
Si un sacco di nuove collaborazioni, vecchi amici che stimo e nuovi ragazzi che si stanno mettendo in mostra mantenendo comunque un profilo basso nonostante ottimi risultati: ascoltati Dailom e i ragazzi di Besozzo. Continueranno le collaborazioni con Morsi All’Anima, ma non posso svelare niente. Per “Broken Bones” non ci sarà nessun tour, era giusto uscire con quest’album che avevo parcheggiato da almeno 5 anni. Ora sto lavorando su qualche produzione che sento troppo mia per passarla…vediamo come gira.
9) Come e quando iniziasti a produrre? Metodo preferito?
Saranno una decina di anni che ci provo. “Applausi” per dire era un sample tagliato a cazzo che avevo portato a Show Off, Marcio ci aveva fatto freestyle! Bomba. Come sempre poi le mani d’oro di Livio hanno fatto il resto. Tanti pezzi dei nostri album sono campioni su cui avevo pasticciato e poi avevo lasciato a gente più in gamba di me. In “Broken Bones” ho voluto metterci più del mio (ringrazio il lavoro di Matteo Giglio per basso e chitarra, e del Peddy per il mixaggio, fondamentale). Ogni giorno ascolto un sacco di roba, per pescare qualcosa di buono, e quando mia moglie dorme ne approfitto per mettermi al computer con Logic e cuffie e ci passo la notte. Ci sto ore senza accorgermene. Non sono una cima a livello musicale, mi piace la roba ignorante. Campione, basso, batteria e rap.
10) Altra tua grande passione è dipingere. Come mai ti sei voluto dedicare all’iperrealismo? Dire che i tuoi quadri sembrano fotografie è poco, sembra proprio di essere sul posto, dal vivo. Quale tecnica su quale materiale preferisci? La richiesta di tue nuove opere è altissima, ma dividere il tempo con la musica non è facile: dovessi scegliere una delle due cose, a quale ti dedicheresti?
Difficile dire perché questo stile…non so il perché a dirti la verità. Forse la pittura gestuale, sebbene mi affascini, non è il mezzo giusto per esprimermi, richiede più esperienza. Anche l’iperrealismo lo sento freddo, e cerco di staccarmi da questo mettendoci del mio… Aldilà di tutto però, l’importante è che passi l’emozione. L’arte mi porta via tanto ma penso, considerando la mia età, sia la cosa giusta su cui puntare. La musica è stata e rimane un altro canale per potermi esprimere, per passare altro di me.
11) Grazie della disponibilità! Lasciaci con uno dei tuoi famosi aneddoti, ne hai di inediti? Saluti & contatti.
C’è un aneddoto: il mese scorso sono stato invitato dai ragazzi di Morsi All’Anima per un’intervista…a fine serata si presenta una ragazza con “Applausi” in mano. Era passata per farsi firmare il cd. Io non so che valore danno gli artisti affermati ad ogni autografo che fanno, beh per me queste cose ripagano di tutto. Grazie a voi ragazzi, un abbraccio, William!
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