TRACKLIST:
1) INTRO – ALLE 3 E 33 DA QUALCHE PARTE
2) ABBANDONANDO I TUOI OCCHI
3) KARIM LO SPUTA PALLINE FEAT SIG. MALINCONOIA
4) BARNARD 68 FEAT DJ KORA
INTERLUDIO – I VECCHI, I SAGGI, E LA PAURA
5) TERATOGENESI
6) SERENATA STORTA
7) DA SOLO
INTERLUDIO – IL GIUDICE, LA GUERRA, L’UOMO
8) L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLO STIPENDIO FEAT SIG. MALINCONOIA
9) STELLE NERE
10) CON UN CORVO SULLA SPALLA
11) LODE ALLA NOTTE
INTERLUDIO – UN COMPRENSIBILE SGUARDO DENTRO
12) LA BALLATA DEL BARATRO
13) IL MULINO NERO
14) LA KALEIDOSCOPIANA ROSE MARY
INTERLUDIO – IL MENNONITA
15) THE HANGOVER FEAT SKANDA
16) MASACAZZOCAZZURA FEAT MADROCK
17) COME DIPINGERE UNA TELA FEAT MADROCK
OUTRO – IL GIUDICE, TOBIN, IL PRETE
“Ultimo anno di luce”, è il primo disco da solista di colui che viene visto, dalla maggior parte della gente, come un grande genio pazzo del rap Italiano: Mc Bbo.
Questa volta, in combo con un beatmaker che, per mia gigante colpevolezza, non conoscevo: Madrock.
Il duo stava lavorando a questo progetto da parecchio tempo, tanto che gli stessi ascoltatori ci stavano perdendo le speranze. Tuttavia, il tempo utilizzato è del tutto giustificato, visto che l’album in questione è un complicatissimo intreccio di tecnicismi e concetti dalla parte rappata, e di campionamenti e scomposizioni di beat (poi risuonati) dalla parte della produzione.
Come si può capire dal titolo del disco, ma anche dalla copertina a dirla tutta, “Ultimo anno di luce” è un album tetro, con un atmosfera molto cupa. Per stessa ammissione di Bbo, i testi sono strati scritti nel periodo più difficile della sua vita, quando il rapper si sentiva evidentemente fuori luogo. Tutte queste sensazioni, si possono toccare con mano nell’ascolto del lavoro.
Nonostante queste problematiche, l’artista non ha perso la sua vena sperimentale, visto che il suo progetto sembra qualcosa di ancora inascoltato in Italia (fino ad ora). Le sue grandi doti di scrittura sono ovvie a tutti. Bbo riesce a farti sentire in ogni barra angosciato quanto lui per quello che ti sta raccontando, il tutto condito da grandi doti da paroliere, che rendono tutte le atmosfere leggermente meno stressanti ed ossessive.
Ciò nonostante il disco è una vera e propria autocommiserazione dell’uomo, come testimoniano le parole del rapper in “Serenata storta” (“Mi deprimo pensando al mio futuro mentre spazzo il tuo palazzo”), autocommiserazione che sfocia nelle parole di “Barnard 68” (“Sei te e solo te il tuo peggior nemico”).
Comunque, se da una parte abbiamo l’ansia e la depressione scaturita dalle parole di Bbo, dall’altra abbiamo i beat capolavoro di Madrock. Questo impressionante beatmaker, si è dilettato a comporre un disco che sembra la colonna sonora di un film thriller. Ogni produzione è spettacolare e questo è sicuramente il valore aggiunto di questo lavoro.
Per l’appunto è difficile scegliere quale strumentale mi sia piaciuta di più, anche se sono sicuramente da citare: la musica nell’interludio de “Il mennonita” ed il beat in “Masacazzocazzura”.
Inoltre, sono da segnalare le due canzoni dove il suddetto dà anche un contributo con il microfono, che sono la sopracitata “Masacazzocazzura” e “come dipingere una tela”.
Però, un disco come questo, anche se pieno di pregi, ha inevitabilmente anche qualche difetto.
Quello più eclatante è la pesantezza del prodotto. Ascoltando più volte queste canzoni, mi sono accorto di quanto fosse difficile arrivare dall’inizio alla fine dell’album senza metterlo in pausa per un po’. Ci sono, ovviamente, testi che spezzano la monotonia, come “The Hangover”, ma comunque il disco risulta quasi noioso. Probabilmente, una buona idea per evitare ciò, sarebbe stata ridurre il numero dei pezzi presenti, visto che il lavoro è composto da più di venti tracce, di cui ben diciassette sono canzoni vere e proprie. Inoltre aggiungere qualche featuring in più (infatti sono solo tre: Skanda, dj kora e sig.Malinconia), non poteva che fare bene, anche se, a dirla tutta, un’esagerazione di collaborazioni poteva andare a rovinare il format del disco.
Invece, una critica, che ho notato è stata fatta molto spesso nei confronti di Bbo, è riguardante il suo flow, che piace a davvero poche persone. Su questa non mi sento per nulla d’accordo.
Il flusso di parole di questo artista è basato su uno stile precisissimo che è studiato a tavolino nei minimi dettagli. E’ il modo migliore per raccontare le sue storie ed esporre le sue idee, ed è un ottimo modo per creare un flusso narrativo.
Per altro, è abbastanza evidente che se volesse, Bbo, potrebbe utilizzare senza problemi un flow più “classico”, come fa in “Lode alla notte”.
In sostanza, “Ultimo anno di luce” è un disco che ha evidenti limiti d’ascolto per la sua pesantezza, ma che, in mano a persone abituate ad un certo tipo di rap sperimentale, potrebbe essere apprezzato molto facilmente, e potrebbe addirittura diventare uno dei classici del genere. Considerando anche il suo tappeto musicale, poi, posso affermare con sicurezza che questo è un lavoro che merita ALMENO di essere considerato alla fine dell’anno, tra i dischi più belli che sono usciti.
Voto: 7.5
Davide Frascogna.